Palazzo Pucci
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Palazzo Pucci è uno storico palazzo di Firenze, che da il nome anche alla Via de' Pucci dove sorge.
Indice |
[modifica] Storia
Nel Cinquecento fu costruito l'attuale palazzo su antiche case della famiglia Pucci, attribuito a Bartolomeo Ammannati, su incarico forse del Cardinale Lorenzo Pucci, anche se il suo completamento, almeno della parte centrale, è documentato nella seconda metà del Cinquecento, molti anni dopo la morte del cardinale Lorenzo.
Del primitivo palazzo cinquecentesco rimangono alcune tracce all'interno della parte centrale, come il balcone con le colonne su via Pucci. Le ragioni dell'attribuzioni all'Ammannati sono alcune somiglianze con i vicini Palazzo Giugni e Palazzo Grifoni, con l'uso della pietraforte al piano terra, la serliana riccamente decorata al primo piano, i mascheroni negli stipiti laterali e la finestra con timpano spezzato al primo piano.
Successivamente nel XVI secolo la proprietà si ampliò ulteriormente e nel 1688 Orazio Roberto Pucci, primo marchese di Barsento della famiglia, fece riunire in un unico corpo le costruzioni di mezzo isolato, su disegno di Paolo Falconieri, che armonizzò le parti nuove con quella centrale più antica. Oggi si presenta quindi estremamente grande, con tre accessi principali allineati su via de' Pucci che danno su altrettanti cortili.
Il cortile centrale venne restaurato su iniziativa di Puccio Pucci solo nel 1980, come ricorda una targa con un disegno del palazzo confrontato con le antiche case medieavali dei Pucci. Da allora ospita una galleria commerciale.
[modifica] Primo cortile
Il primo cortile (a sinistra) corrisponde alla zona ancora abitata dai marchesi Pucci, centro anche della maison Emilio Pucci. Il cortile finemente restaurato ospita un'antica carrozza ottocentesca, che si può intravedere dalla grata. Cospicue, ma non visitabili, sono le collezioni di arredi e opere d'arte antiche della famiglia, che comprendono anche una tavola di Botticelli eseguita dal maestro proprio per le nozze Giannozzo Pucci nel 1483: fa parte di una serie di quattro scene delle Storie di Nastagio degli Onesti (dal Decamerone), tre delle quali si trovano al Museo del Prado e una, quella forse ritenuta dagli antichi proprietari come la più bella, ancora qui.
[modifica] Secondo cortile
La parte più antica del palazzo è quella centrale, che si sviluppa attorno a quello che si può chiamare "secondo cortile". Qui l'impronta di Bartolomeo Ammannati è più evidente: la pietra forte al piano terra, il grande finestrone centrale piano con balconcino, i mascheroni decorativi e i timpani spezzati delle finestre al secondo sono estrose invenzioni tipiche del periodo manierista. Si notano inoltre il simbolo del cappello cardinalizio e lo stemma Pucci con la testa di moro.
Dal portone principale, attraverso la bella cancellata lignea, si accede ad un vasto androne che immette nel cortile restaurato dal marchese Puccio Pucci che è a oggi visitabile e ospita alcuni negozi. Le severe colonne tuscaniche dovrebbero risalire al Cinquecento. Le finestre affacciate sul cortile si rimpiccioliscono via via che sale l'altezza formando un cusioso effetto prospettico di slancio in altezza.
Vi si può ammirare anche un antico stemma monumentale dei Pucci su legno dipinti (XVII-XVIII secolo) e un'iscrizione che fa vedere il palazzo prima e dopo l'ingrandimento del Buontalenti.
[modifica] Terzo cortile
Il terzo cortile infine, quello più vicino a via de' Servi, è al centro di un'ala interamente occupata da istituzioni religiose di matrice cattoliche. Questa disposizione è il retaggio di una donazione fatta dall'arcivescovo e cardinale Alfonso Maria Mistrangelo nel 1924, quando destinò una parte del palazzo alle associazione cattoliche in seguito ad una donazione di Papa Benedetto XV, ricordata da una lapide e dal simbolo pontificio posto all'angolo esterno di questa ala del palazzo.
La Congiura dei Pucci |
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La famiglia Pucci è stata un'antica alleata dei Medici, per i quali ricoprirono in stretta alleanza numerose cariche pubbliche soprattutto nel Quattrocento. Nonostante ciò nel 1560 Pandolfo Pucci venne scoperto e accusato di congiura contro il Granduca Cosimo I. Era stato infatti previsto che dei sicari lo colpissero con un archibugio al passaggio del corteo granducale davanti al palazzo, alla curva per andare in Piazza della Santissima Annunziata, dove il granduca si recava abitualmente per le celebrazioni religiose nella basilica. La punizione per i congiuranti fu rigorosa, infatti Pandolfo e i suoi complici, tra i quali altri aristocratici membri della famiglia Ridolfi, furono impiccati a una finestra del Bargello, e anche al palazzo fu riservata una "punizione", dettata forse da prudenza e scaramanzia (quantomeno per risparmiare un brivido a Cosimo ogni qual volta si trovasse a passarvi davanti in processione), ma anche intesa come segno visibile della sconfitta dei congiurati: venne infatti decretata la chiusura della finestra incriminata. La finestra murata è ancora visibile all'angolo con via de' Servi. |
[modifica] Altre immagini
[modifica] Bibliografia
- Toscana Esclusiva XII edizione, Associazione Dimore Storiche Italiane 2007.
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vedi Bibliografia su Firenze. |
[modifica] Voci correlate
- Pucci
- Basilica della Santissima Annunziata
- Chiesa di San Michele Visdomini
- Tabernacolo delle cinque lampade
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