Fatti di Empoli 1921
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I fatti di Empoli del 1921 furono uno degli episodi salienti del tentativo delle forze popolari di resistere all'avanzata fascista.
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[modifica] Cenni alla situazione italiana del periodo
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Per approfondire, vedi la voce Formazioni di difesa proletaria. |
I disagi sociali e le mire imperialistiche del capitalismo italiano portarono alla cosiddetta "Rivolta dei Bersaglieri" di Ancona, una vera e propria sommossa popolare, partita dalla Caserma Villarey dove i bersaglieri non volevano partire alla volta dell'Albania: c'e'ancora vivo il ricordo della Settimana Rossa l'insurrezione popolare verificatasi in Ancona tra il 7 e il 14 giugno 1914 e partita proprio per una manifestazione antimilitarista e la rivolta, in seguito estesa in Romagna, Toscana ed altre parti d'Italia.
Di quel periodo è pure la rivolta degli Arditi di Trieste - in concomitanza con l'impresa di Fiume - che non vogliono partire per altre guerre di rapina imperialista. Fra i capi anarchici che entrano in contatto con i bersaglieri di Ancona spingendoli alla ribellione c'è Antonio Cieri, anarchico, che, non potendo essere incarcerato per mancanza di prove, viene trasferito a Parma, dove poi, con Guido Picellie la popolazione di Parma, le donne in particolare, importantissime sia come combattenti sia per supporto alla truppa, sarà l'artefice della sconfitta dei temutissimi squadristi di Italo Balbo.La volontà di lotta rivoluzionaria del proletariato si scontra col riformismo ed il massimalismo, spesso solo parolaio del Partito Socialista, a causa anche di ciò le lotte si radicalizzarono sempre più: l'esempio della Russia ed, anche, le spinte bolsceviche dell'impresa di Fiume, galvanizzavano il proletariato, nel luglio 1921 ci sono i Fatti di Sarzana ed i fatti di Genova: il fascismo ha gettato la maschera di movimento di sinistra legato al sindacalismo rivoluzionario interventista, sansepolcrismo, come è stato rappresentato, artatamente, anche, sul Popolo d'Italia di Benito Mussolini, mettendo in evidenza e "caricando" solo la seconda parte del discorso di piazza S. Sepolcro, quella nettamente orientabile a sinistra: "l'affidamento delle stesse organizzazioni proletarie (che ne siano degne moralmente e tecnicamente) della gestione di industrie e servizi pubblici" con punti di anticlericalismo, come appare dalla lettura dei punti riguardanti il problema finanziario; repubblicanesimo, volendo infatti formare una Repubblica con la creazione di una Assemblea Nazionale e rivendicazioni nettamente egualitarie e di classe discendenti dal sindacalismo rivoluzionario interventista [1]
(non pochi che aderirono al primo movimento fascista erano in buona fede, infatti passeranno all'antifascismo)., il settarismo di Amadeo Bordiga da una parte e la moderazione dei riformisti dall'altra, hanno impedito l'organizzazione generale e l'appoggio corale alle formazioni di difesa Antifascista che formavano gli Arditi del Popolo (lo storico Tom Bhean, tra i tanti, indica in tali formazioni l'unica possibilità di fermare il fascismo). Anche Antonio Gramsci (articolo di Gramsci, stralcio) aveva capito la situazione ma fu messo a tacere, in quanto minoranza nel Partito Comunista d'Italia. Giuseppe Di Vittorio nel 1922 struttura le squadre antifasciste: socialisti, comunisti, anarchici, assieme agli Arditi del Popolo, legionari ed ex ufficiali fiumani, ed organizza la difesa della sede della Camera del Lavoro sconfiggendo gli squadristi fascisti di Caradonna. A Piacenza, Livorno, Ravenna,Roma, Civitavecchia, (dove viene ancora conservata con orgoglio la Bandiera battaglione di Civitavecchia degli Arditi del Popolo), Bari, Ancona, Vercelli, Novara, Biella, Torino, Piombino, ecc. praticamente in tutta o quasi la penisola con le punte nelle zone con forte concentrazione operaia e/o portuali (Benito Mussolini si chiede "se è l'aria di mare a favorire il sovvertivismo"), è tutto un formarsi di squadre di autodifesa antifascista che sbarrano militarmente il passo agli squadristi, basandosi pure sulle capacità militari ed organizzative di molto reduci di guerra, anche graduati, in particolare una parte degli Arditi assaltatori d'Italia che passa con l'antifascismo e spinge alla controffensiva armata, tenuto conto anche delle indicazioni di Mario Carli col suo articolo Arditi non gendarmi [2], che fece epoca. Nel prosieguo a Roma i “marciatori” sono bloccati all'ingresso dei quartieri popolari (storica la difesa di San Lorenzo coi preti alle campane per richiamare la popolazione), a Parma la Legione Proletaria Filippo Corridoni va in clandestinità assieme a frange di Arditi del popolo, dopo aver duramente sconfitto gli squadristi guidati da Roberto Farinacci prima e da Italo Balbo (che lo aveva sostituito nel comando per ordine di Benito Mussolini) poi.
La lotta è impari anche a Genova, i fascisti passano ma la classe operaia di Genova è battuta ma non schiacciata: duri scontri tra fascisti e guardie regie da una parte, operai, Arditi del Popolo, sindacalisti, anarchici e comunisti dall'altra, si protraggono per quasi tutto il 1922.[modifica] Empoli
Un epicentro della lotta antifascista fu il Medio Valdarno e la Valdelsa. Il Partito Socialista appariva arrendevole per contrastare in modo efficace il fascismo che tentava la sua scalata ai poteri dello Stato, dopo aver calato la maschera di sinistra, così utile a Benito Mussolini, rappresentata dal primo movimento sansepolcristi con appositi articoli sul Popolo d'Italia. L'empolese Abdon Maltagliati guidava i rivoluzionari locali che formarono la Guardia Rossa, una formazione di difesa proletaria contro gli squadristi. Alle amministrative dell'ottobre 1920 i socialisti locali, avendo dimostratro il loro intento rivoluzionario conquistarono tutti i Comuni della zona con maggioranza indiscutibile. Spartaco Lavagnini[3], sindacalista empolese, nel febbraio 1921 rompe ogni indugio e si stacca dal Partito Socialista provocando la nascita del Partito Comunista d'Italia a Empoli, a cui aderiscono intere sezioni del P.S.I., nel particolare i giovani socialisti, la Guardia Rossa ed un gran numero di sindacalisti.
A Spartaco Lavagnini, ucciso in seguito dai fascisti, fu intitolata, poi, durante la Resistenza una valorosa ed efficiente brigata partigiana [4], nelle cui fila, fra l'altro, combatteva con l'attendente ed il cugino, agendo come "ariete" ed "incursore", in quanto aveva un'autoblindo, rimastagli dopo l'8 settembre del 1943, il marchese Gianluca Spinola [5], (già volontario con i fascisti in Africa); catturati, torturati e fucilati dopo che lo Spinola ed il suo gruppetto avevano sferrato un durissimo attacco alle forze nazifasciste.
Ad Empoli (ma in generale in tutta la penisola) era evidente la connivenza fra squadristi, esercito e forza pubblica, per cui l'unico sistema era l'autodifesa: la Guardia Rossa. Nell'Empolese gli squadristi non erano mai intervenuti se non con scaramucce, la repressione era stata demandata all'esercito ed alle forze di polizia, anche perché, come accadde a Montespertoli, gli squadristi cedevano sotto gli assalti della Guardia Rossa. Nei paesi attorno all'Empolese gli interventi degli squadristi erano continui ed era chiaro che si sarebbe sferrato prima o poi anche l'assalto alla "roccaforte" Rossa. A Firenze nel febbraio 1921 iniziò il piano di "repulisti" organizzato di concerto fra fascisti ed autorità istituzionali e militari: furono uccisi diversi capi del movimento antifascista, fra cui lo stesso Lavagnini.
Il 1 marzo 1921 fu fatta circolare, artatamente, la notizia di un grosso numero di squadristi in borghese, camion trasportati come era d'uso, mentre invece altro non erano che marinai di Livorno ai quali era stato ordinato di recarsi a Firenze, scortati, passando però per Empoli, avrebbero assalito Empoli: era ovviamente una provocazione ben orchestrata che si fondava sulla "sindrome dell'assediato" che viveva la popolazione empolese. I militari e carabinieri di Empoli si chiudono, alla notizia, nella caserma, con i familiari, senza intervenire: la popolazione di Empoli, armata alla meglio, e la Guardia Rossa, attaccano il convoglio quando passa in Via Chiarugi, a causa anche di un non ben identificato colpo di fucile (era chiaro che la tensione per gli abitanti della roccaforte "Rossa" era ormai spasmodica da tempo).
I supposti fascisti in men che non si dica contano 8 morti e 9 feriti, prima che l'equivoco sia risolto: molti marinai vengono salvati da Empolesi che si accorgono in quel confuso frangente dell'equivoco. Questo è il pretesto per scatenare la repressione di Stato da parte dell'esercito che "stranamente" era già predisposto organizzativamente al rastrellamento ed allocato a Firenze, l'esercito entra in azione il 2 marzo e ciò dimostra la provocazione orchestrata ed il cerchio si chiude, a questo punto arrivano, (dopo che l'esercito ha fatto il grosso del lavoro), gli squadristi che bruciano Comune, Sedi di partito, Case del Popolo e Camera del Lavoro: praticamente Empoli ed Empolese è messo a ferro e fuoco. Vengono fatti gli "opportuni" rastrellamenti ed arrestati i sovversivi, dopo violenti pestaggi, quelli che non vengono direttamente uccisi.
A Fucecchio, mentre i fascisti fiorentini il 4 marzo fondano il Fascio di Empoli, nello stesso giorno, il proletariato e le Guardie Rosse, armi in pugno, tentano l'ultima difesa di comune e casa del popolo, ma il regime è di occupazione militare e la lotta è impari: debbono cedere (così come accade poco tempo dopo per la Camera del lavoro di Sestri in provincia di Genova). Ci sarà ancora la vittoria antifascista di Parma del 1922 di particolare valore per la lotta antifascista. Non si salva niente della struttura organizzativa e logistica delle organizzazioni proletarie Empolesi. Comunque, anche sotto il regime e l'Italia fascistizzata tramite violenza ed olio di ricino (mescolato a bitume spesso, con relativi morti), prima, tramite il controllo della associazioni di massa, dopo, e delle associazioni dei reduci militari, ad Empoli, nel prosieguo, i candidati del PNF non vengono votati ed alle manifestazioni organizzate dal fascio occorre portar la gente da fuori per fingere patecipazione: quasi tutte le famiglie Empolesi hanno almeno un congiunto coinvolto nei fatti del 1921 e, quindi, l'odio verso i fascisti è restato ben saldo anche sotto il regime fasciata affermato non per niente Empoli viene chiamata:Capitale morale dell'antifascismo in Toscana, e la forte tradizione antifascista permane ancora ora ad Empoli e nell'Empolese.
[modifica] Voci correlate
- Arditi
- Arditi del Popolo
- Carta del Carnaro
- Antonio Cieri
- Guido Picelli
- Filippo Corridoni
- Mario Migliorini
- Spartaco Lavagnini
- Impresa di Fiume
- Ercole Miani
- Argo Secondari
- Alberto Acquacalda
- Vincenzo Baldazzi
- Alceste De Ambris
- Armando Vezzelli
- Gaetano Perillo
- Lorenzo Parodi
- Fatti di Sarzana
- Storia del movimento partigiano a Genova
- Formazioni di difesa proletaria a Genova
- Formazioni di difesa proletaria
[modifica] filmografia
"Empoli 1921 - Film in rosso e nero" di Ennio Marzocchini Regia: Ennio Marzocchini Soggetto: Ennio Marzocchini Sceneggiatura: Ennio Marzocchini Direttore della fotografia: Gianni Mammolotti Montaggio: Musica: Tommaso Vittorini Produzione: Kes Film
[modifica] bibliografia
- "Empoli in gabbia", le sentenze del processone per l'eccidio del 1° marzo 1921 / a cura di Giuliano Lastraioli e Roberto Nannelli. - Empoli : [s. n.], 1995. - 206 p. : ill. ; 24 cm. - (Le memoriette ; 2)
- "Era la resistenza", : il contributo di Empoli alla lotta contro il fascismo e per la liberazione / a cura di Pier Luigi Niccolai e Stefania Terreni. - Firenze : Pagnini, c1995. - 191 p. : ill. ; 24 cm.
- "100 anni della Camera del Lavoro a Empoli"
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