Critica della ragion pura
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La Critica della ragion pura (Kritik der reinen Vernunft) è uno degli scritti più importanti del grande filosofo tedesco Immanuel Kant.
L'opera, pubblicata nel 1781 e successivamente ampiamente rimaneggiata nella seconda edizione del 1787, è suddivisa in due parti, la Dottrina trascendentale degli elementi e la Dottrina trascendentale del metodo.
La prima parte, generalmente più nota della seconda, è a sua volta suddivisa in due grandi ripartizioni: l'Estetica trascendentale e la Logica trascendentale.
Indice |
[modifica] Analisi e organizzazione
La Critica della ragion pura è la prima e la più grande delle tre critiche scritte dal filosofo ed è uno dei capisaldi della cultura occidentale. Il termine Critica - dal termine greco κρισις (krisis), che deriva dal verbo κρινω (krino): separare, dividere, decidere - vuol dire "analizzare".
In particolare la Critica in Kant implica tre aspetti:
- Chiarire le possibilità e le condizioni che permettono qualcosa.
- Chiarire la validità, cioè la legittimità di qualcosa.
- Chiarire i limiti, i confini, gli ambiti di qualcosa.
Con ragion pura si intende ogni forma di conoscenza che si ha a prescindere dall'esperienza, quindi a priori. In sintesi dunque la Critica della ragion pura analizza l'esistenza, la validità e i limiti della conoscenza a priori, a tal fine Kant pone la ragione d’innanzi ad un tribunale, ossia sottopone a giudizio la ragione. Tuttavia la ragione in questo giudizio è sia imputato sia giudice, in quanto essa è l’unico mezzo che l’uomo ha per giudicare.
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Organizzazione e analisi riassuntiva dell’opera
- Dottrina degli elementi
- Estetica Trascendentale
- Spazio
- Tempo
- Logica Trascendentale
- Analitica trascendentale
- Dialettica Trascendentale
- Estetica Trascendentale
- Dottrina del metodo
Kant ritiene che serva l’incontro dell’esperienza con la propria innata capacità razionale per avviare la ragione. La razionalità ha quindi il compito di riordinare i dati che vengono forniti dall’esperienza, e per questa attività di riordino l’uomo utilizza le forme a priori (spazio e tempo). Per Kant tutto il genere umano ha la stessa capacità di ragionare.
Le forme a priori (spazio e tempo) non sono oggettive o perlomeno non è possibile dimostrare che lo siano, perciò è solamente possibile affermare che tutti gli uomini fanno esperienza in un dato spazio e in un dato tempo.
Nessun uomo può conoscere com’era la realtà prima di "immaginarla" e quindi non può sapere com’è in sé stessa. Le forme a priori spazio e tempo sono caratteristiche dell’intuizione sensibile. L’intuizione sensibile è una delle tre facoltà razionali:
- intuizione sensibile = conoscenza immediata attraverso i sensi (input + sensazione)
- intelletto = l’intelletto dà giudizi (giudizi = soggetto + predicato)
- ragione
Per Kant la conoscenza parte dall’esperienza che è l’incontro tra il materiale sensibile e l’intelletto. La conoscenza per Kant non può essere oggettiva, vi sono due possibilità o lo spazio e tempo sono oggettivi o sono invece metodi universali dell’uomo. Kant propende per la seconda ipotesi.
‘La cosa in sé’ viene definita da Kant noumeno = oggetto puro.
La realtà così come la vedono gli esseri umani, viene invece definita fenomeno, e per Kant tutti gli esseri umani vedono la realtà allo stesso modo.
Lo spazio è inteso da Kant come forma del "senso" esterno, cioè come modo di spazializzare: ad esempio il modo in cui vediamo una casa, un albero o un’altra persona.
Il tempo è invece mezzo per collocare i sentimenti in una linea temporale. Il tempo ordina sia le sensazioni interne sia le sensazioni esterne, lo spazio solo quelle esterne.
L'intelletto dà giudizi (giudizi = soggetto + predicato) ed è diviso in categorie, le categorie sono i filtri che permettono di organizzare il pensiero.
Per Kant non possiamo andare oltre l'esperienza, ossia oltre il mondo fenomenico.
Spazio e tempo sono caratteristiche dell'intuizione sensibile (caratteristica delle facoltà razionali), inoltre vengono prima dell'esperienza perché sono capacità umane.
Per Kant quindi la matematica e la geometria sono la base di tutte le scienze:
- Geometria = spazio
- Aritmetica = tempo (Il numero è una successione di unità)
Kant ritiene le scienze accettabili in quanto adatte al fenomeno, cioè alla realtà così come la vedono gli esseri umani. Tutti gli esseri umani vedono allo stesso modo e Kant non parla di scienza oggettiva ma di scienza universale.
I giudizi possono essere di più tipi:
- Analitici = quando il predicato non aggiunge nulla al contenuto del soggetto
- Sintetici = quando il predicato aggiunge qualcosa al contenuto del soggetto
- A priori = a prescindere dall’esperienza
- A posteriori = dipendono dall’esperienza.
La scienza perciò esiste ed è universale, perché alla sua base vi sono i giudizi sintetici e a priori, quindi fecondi e universali.
La matematica è anch’essa composta da giudizi, ad esempio "2+2 = 4" è un giudizio:
"2+2" è il soggetto
"4" è il predicato
Il predicato in questo esempio è attività sintetica perché aggiunge qualcosa al soggetto.
La scienza non è oggettiva ma non ha importanza ciò che interessa è che sia universale cioè che valga per tutti gli uomini. Siamo noi a spazio temporalizzare le cose e quindi siamo noi ad inquadrare e ordinare la realtà.
[modifica] La deduzione trascendentale kantiana
Per trascendentale s’intende lo studio di cose a priori che valgono universalmente. Mentre ‘deduzione’ indica la legittimità di fatto dell’utilizzo delle categorie da parte dell’intelletto. L’uso del termine deduzione è quello giuridico.Non possiamo ricevere nulla al di là delle nostre forme a priori ,l’utilizzo di queste forme è già giustificato in quanto non abbiamo altri mezzi. Per sapere se le griglie del pensiero valgono per la realtà servono deduzioni trascendentali cioè quando abbiamo delle esperienze non solo abbiamo ricevuto dati ,li abbiamo anche codificati nello spazio e nel tempo. È unificando gli input che riceviamo che creiamo esperienze. Questi input vengono unificati/codificati dal nostro centro mentale unificatore detto IO PENSO. L’IO PENSO cioè il centro mentale unificatore è una facoltà che tutti i cervelli umani hanno. L’io penso opera attraverso le categorie e giustifica le sensazioni tramite il pensiero,perciò mi è impossibile conoscere il noumeno. L’oggettivamente lo posso conoscere solo in senso fenomenico(per tutti gli uomini). Il principio di causa è quindi un modo di categoralizzare l’universale proprio degli uomini .
Riassumendo: problema = pur essendo forme oggettive della mente,le categorie pretendono di valere anche per gli oggetti,è legittimo? Soluzione = poiché gli oggetti dell’esperienza devono sottostare all’io penso essi devono sottostare anche alle categorie attraverso le quali l’io-penso opera nella sua attività dei sintesi. Le categorie essendo articolazioni logiche interne all’attività unificatrice dell’io penso,rappresentano la condizione di pensabilità degli oggetti. In conseguenza i nessi instaurati dalle categorie valgono ‘oggettivamente/universalmente’ per il mondo fenomenico.
La dialettica trascendentale studia le tre idee di anima, mondo, Dio. Anima = insieme di tutti i fenomeni interni. Mondo = insieme di tutti i fenomeni esterni. Dio = tutto ciò che esiste.
L’essere umano ha la tendenza a generalizzare e a totalizzare,l’uomo pensa di sapere ciò che in realtà non sa. Per Kant non esistono conoscenza senza (intercessione) delle esperienze. Le persone cercano in questo modo di dare una coerenza alle idee,questo tendere alla generalizzazione è una caratteristica umana naturale e ineludibile. I concetti di anima,mondo e Dio sono quindi inconoscibili perché non abbiamo le esperienze necessarie per definirli di nostra conoscenza .
[modifica] Estetica trascendentale
Per estetica Kant non intende la scienza del bello, ma la dottrina della sensibilità. In questa parte dell'opera si studiano infatti le condizioni a priori che rendono possibile la conoscenza sensibile.
Kant ritiene che ogni nostra sensazione sia contraddistinta da spazio e tempo. Ogni oggetto percepito attraverso i sensi viene, in altre parole, automaticamente temporalizzato e spazializzato dalla nostra sensibilità.
Per avanzare in una comprensione di questo testo kantiano e di molta parte della filosofia teoretica ed esistenzialista del novecento, si devono esplicitare due nozioni strettamente correlate e tipiche nella Critica della Ragion Pura: la nozione di criticismo e la nozione di fenomeno. Uno degli obiettivi di fondo della filosofia kantiana è di stabilire "che cosa possiamo conoscere" con certezza. Ripercorrendo le fondamenta del pensiero moderno e riferendosi alla ricerca e alla scoperta di verità certe o presunte tali (come nel caso di Cartesio), Kant intende descrivere quali sono i presupposti necessari al fine di garantire un'esperienza certa del mondo, e ad essere più precisi, quali elementi, tipici dell'essere umano, permettono di costruire una conoscenza scientifica del mondo. Non si deve dimenticare che, almeno per la cultura accademica tardo-illuminista tedesca, il termine "scienza" indica tutto quell' universo dottrinale fondato sulle teorie di autori quali, per esempio, Euclide, Aristotele, Leibniz e Newton. Le condizioni di possibilità della conoscenza inoltre precedono ogni esperienza, sono strutture trascendentali, cioè al di là di ogni esperienza empirica, non possono essere raggiunte dai sensi ma devono essere descritte da un analisi critica svolta dalla ragione. La fondazione del sapere è quindi di fatto affidata al criticismo. La lettura di questo termine ci deve ricondurre ad una doppia esigenza: una di ordine programmatico ed una di ordine metodologico. Programmaticamente, il criticismo è appunto la scoperta delle condizioni di possibiità che permettono la conoscenza; metodologicamente, esso è la capacità di risalire dalla conoscenza che il soggetto ha del mondo per comprenderne i presupposti e le condizioni di possibilità. L'orizzonte metodologico rimanda allo scopo prefissato, e il progetto di ricerca legittima la scelta metodologica. È nell'immagine che l'esperienza ci offre del mondo che Kant pensa di poter trovare la conoscenza delle strutture fondamentali della ragione umana con cui è resa possibile la conoscenza e la scienza del mondo. Presupposto fondamentale di tutta la ricerca è quindi la coscienza che il soggetto ha del mondo, conoscenza del mondo o meglio immagine del mondo, definita da Kant: fenomeno. In generale, la parola fenomeno nasce nel linguaggio greco e significa per Kant "ciò che deriva dall'esperienza". Fraintendere le precisazioni dell'autore sul significato della parola fenomeno, significa fraintendere la sua teoria della conoscenza. Fenomeno è il risultato del movimento, generato dalle sensazioni sensibile attraverso la relazione dei sensi con il mondo, e arrichito di conoscenze dall'opera dell'intelletto. Intesa come particella di mondo, la semplice percezione sensibile colpendo i sensi scatena la facoltà conoscitiva dell'uomo e permette la nascita del fenomeno. La conoscenza fenomenica è quindi la conoscenza generata dalla relazione con il mondo e resa possibile dalle strutture trascendentali, proprie dell'uomo che precedono ogni esperienza. Per approfondire e cogliere la possibilità del soggetto di conoscere il mondo dobbiamo rivolgerci al fenomeno e ad una sua analisi.
[modifica] Logica trascendentale
Questa parte si può suddividere a sua volta in 2 parti: analitica trascendentale e dialettica trascendentale. Nella prima si parla di come sia possibile la fisica, mentre nella seconda si dibatte se sia possibile la metafisica come scienza. Con Kant la logica viene rivoluzionata rispetto ai precedenti schemi di Aristotele. La dialettica trascendentale è la risposta matura e definitiva del pensiero kantiano circa la possibilità di una metafisica razionale fondata. Qualcosa del genere è per lui impossibile: in questa parte del libro dimostra infatti come i concetti metafisici di anima, cosmo e Dio girino a vuoto. Poiché non hanno fondamento nell'esperienza, danno luogo ad antinomie irrisolvibili (risolvibili, in un senso diverso, come Kant affermerà in seguito, solo dalla ragion pratica).