Capodistria
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Capodistria | |
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Nome ufficiale: | Koper/Capodistria |
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Stato: | ![]() |
Regione statistica: | Carsico-litoranea |
Coordinate: |
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Altitudine: | 0 m s.l.m. |
Lingua ufficiale: | sloveno e italiano |
Superficie: | 311,2 km² |
Popolazione: - Totale - Densità |
(2004) 49.206 ab. 152,76 ab./km² |
CAP: | 6000 |
Pref. tel: | (+386) 05 |
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Sito istituzionale |
Capodistria (in sloveno Koper, in croato Kopar) è una città (23.765 abitanti) costiera dell'Istria, capoluogo del comune di Capodistria (49.206 abitanti) e principale porto della Slovenia, affacciato sul Mare Adriatico. Tra i principali luoghi di interesse di Capodistria troviamo il Palazzo Pretorio del XV secolo, in stile gotico veneziano, la Chiesa Carmine Rotunda del XII secolo e la Cattedrale di San Nazario con il suo campanile (55 m) del XIV secolo.
Indice |
[modifica] Storia
Capodistria nasce da un antico insediamento costruito su un isola nella parte sud-orientale della Baia omonima, nell'Adriatico settentrionale. All'epoca dell'Antica Grecia la città era conosciuta col nome di Aegida, successivamente divenne nota coi nomi latini di Capris, Caprea, Capre o Caprista, dai quali deriva il moderno nome italiano e sloveno.
Divenne bizantina attorno alla metà del VI secolo. Nel 568, i cittadini romani della vicina Tergeste (l'odierna Trieste) fuggirono a Capodistria a causa di un invasione dei Longobardi. In onore dell'imperatore romano d'Oriente Giustiniano II, Capodistria venne ribattezzata Giustinopoli. Tale nome restò in uso (accanto a quello romano di Capris) almeno fino alla seconda metà del X secolo. Nel 788 o 789 la città passò sotto il dominio dei Franchi.
I commerci tra Capodistria e Venezia sono documentati fin dal 932. Nella guerra tra la Repubblica di Venezia e il Sacro Romano Impero, Capodistria fu al fianco di quest'ultimo, e per questo venne ricompensata con lo status di città, garantitogli nel 1035 dall'imperatore Corrado II. A partire dal 1232, Capodistria appartenne ai Patriarchi di Aquileia, e nel 1278 si unì a Venezia.
Capodistria si sviluppò sia sotto il profilo demografico che economico e assunse una posizione di sempre maggior rilievo nell'Istria veneziana. Data la sua posizione venne rinominata Caput Histriae, cui si affiancò successivamente quello di Capo d'Istria (dal quale deriva il nome autoctono italiano). Agli inizi del Seicento la popolazione aveva raggiunto i cinquemila abitanti[1] (ridottisi drasticamente nel 1630 a seguito dell'epidemia di peste diffusasi in tutta l'Italia settentrionale).
L'amministrazione austriaca, che seguì alla caduta di Venezia ed al periodo napoleonico, non la riconfermò come capoluogo istriano, che divenne dapprima Pisino e poi, in sede definitiva, Parenzo. Durante gli anni della riscoperta del sentimento nazionale Capodistria fu il punto di riferimento del movimento unitario dell'Istria. Qui infatti vi era concentrato il principale nucleo del Comitato istriano dove si riunivano i patrioti più ardenti e che, dopo il 1857, operava come sede della Società Nazionale. Capodistria può vantarsi di aver dato alla sua Madrepatria patrioti del calibro di Carlo Combi e Antonio Madonizza (tra i più importanti istriani del Risorgimento e due degli Italiani più attivi per la lotta contro l'austriaco dominatore) ma soprattutto uno dei precursori del movimento risorgimentale italiano impersonificato nella figura di Gian Rinaldo Carli che già nel 1765 pubblicava articoli prospettanti una non lontana indipendenza dell'Italia.
Il mancato e tanto sperato arrivo delle milizie italiane nel 1866 fece conseguentemente sviluppare un forte sentimento irredentista rappresentato, fra gli altri, da Tino Gavardo, Pio Riego Gambini, ma soprattutto il martire Nazario Sauro che, dopo esser fuggito nel 1915 a Venezia per arruolarsi nella Regia Marina, fu catturato dagli austriaci durante un'incursione italiana e giustiziato sul patibolo di Pola il 10 agosto 1916 (morirà gridando tre volte: "Morte all'Austria! Viva l'Italia!" dopo aver lasciato nel testamento al figlio le seguenti parole "Su questa patria giura e farai giurare ai tuoi fratelli che sarete sempre, ovunque e prima di tutto Italiani").
Ad un patriota capodistriano, il generale Vittorio Italico Zupelli, già distintosi nella Guerra italo-turca (1911-1912), fu affidato il ministero della guerra italiano durante il primo conflitto mondiale (1915-1918)
Nel novembre 1918 finita la guerra, nella quale i volontari capodistriani accorsi a combattere per la propria Patria saranno (oltre il già citato Nazario Sauro) in numero inferiore solo a Trieste e Pola, le truppe italiane che entrarono in città la trovarono festosamente imbandierata da tricolori. Ma dovranno passare ancora due anni per vederla finalmente ricongiunta, anche ufficialmente, all'Italia.
Con la fine della seconda guerra mondiale e il trattato di pace del 1947 Capodistria fu compresa nella zona B del "Territorio libero di Trieste" (TLT), amministrata dalle forze jugoslave. La popolazione italiana, eccetto una piccola minoranza, prese la via dell'esodo, ancor prima che si firmasse il Memorandum di Londra del 1954 quando già era chiaro che la città non sarebbe più ritornata alla sovranità italiana.
A partire dall'VIII secolo, forse addirittura dal VI, Capodistria fu sede vescovile. Uno dei vescovi della città fu il riformatore luterano Pier Paolo Vergerio. Nel 1828, il vescovato venne fuso con la diocesi di Trieste; si formò così la diocesi di Trieste e Capodistria. Dopo la seconda guerra mondiale la situazione cambiò. A seguito del Trattato di pace del 1947, pur restando formalmente le due diocesi unificate, il territorio che faceva parte della Zona B ebbe un Amministratore apostolico, scelto fra il clero sloveno residente in Jugoslavia. Soltanto nel 1964 l'Amministrazione apostolica fu affidata a un vescovo, nella persona di Mons. Janez Jenko. Egli era anche amministratore apostolico della parte dell'Arcidiocesi di Gorizia in territorio sloveno e della diocesi di Fiume non assegnata alla Croazia. Nel 1975 fu stipulato il Trattato di Osimo, che sanciva con accordo bilaterale tra Italia e Jugoslavia la fine della zona A e della zona B. Nel 1977 la Santa Sede separò anche giuridicamente le due diocesi di Trieste e Capodistria. Però in realtà si trattava di due diocesi nuove, con nuovi confini. Alla nuova diocesi Trieste, che non coincide del tutto con la provincia, fu assegnata la parrocchia di Muggia, che era l'unica parte della diocesi di Capodistria in territorio italiano. Alla nuova diocesi di Capodistria fu assegnato il territorio sloveno della ex-zona B, la parte della diocesi di Fiume in Slovenia e il territorio sloveno dell'Arcidiocesi di Gorizia. Il nuovo vescovo di Trieste fu mons. Lorenzo Bellomi, mentre il nuovo vescovo di Capodistria fu mons. Janez Jenko, già amministratore apostolico. Così la diocesi di Capodistria coincideva con i nuovi confini politici definitivamente sanciti con il Trattato di Osimo, sebbene di fatto facesse già parte della Jugoslavia, prima dell'indipendenza slovena del 1991.
Nel 1970 iniziò a trasmettere TeleCapodistria, dopo che già nel 1949 era sorta RadioCapodistria, organo della minoranza italiana, il cui segnale è visibile in Italia, Slovenia e Croazia.
Nel 2003 vi è stata fondata l'Università del Litorale che rappresenta, assieme al prestigioso Centro di Ricerche Scientifiche di Capodistria, il terzo polo universitario della Slovenia.
[modifica] Bilinguismo
In parte del territorio comunale di Capodistria vige un bilinguismo ufficiale sloveno-italiano. Il bilinguismo riguarda tutti gli ambiti della vita pubblica, compresa la toponomastica.
Sono bilingui la città di Capodistria e gli insediamenti di Ankaran/Ancarano, Barizoni/Barisoni, Bertoki/Bertocchi, Bošamarin/Bossamarino, Cerej/Cerei, Hrvatini/Crevatini, Kampel/Campel, Kolomban/Colombano, Prade/Prada, Premacan/Premanzano, Šalara/Sallara, Škocjan/San Canziano e inoltre la località di Valmarin (Albaro Vescovà di Sotto/Spodnje Škofije), corrispondenti all'area storica di insediamento della popolazione italiana.
La minoranza italiana è riunita in tre diverse comunità: la comunità degli italiani di Capodistria (940 iscritti), la comunità degli italiani di Crevatini-Ancarano (137 iscritti) e la comunità degli italiani di Bertocchi (188 iscritti).
In base a quanto indicato dall'ultimo censimento sloveno (2002) i residenti appartenenti al gruppo etnico italiano sono 712, cioè pari all' 1,6% della popolazione totale del Comune. I residenti di madrelingua italiana sono leggermente più numerosi: 1.059, ovverosia il 2,2% sul totale (prima dell'esodo ne rappresentavano circa i quattro quinti). La comunità italiana autoctona vive non pochi problemi, data la scarsa consistenza numerica e il suo lento ma inesorabile declino dovuto sia all'emigrazione che al basso tasso di natalità.
Nonostante la sua esiguità, la residua comunità italiana gode di svariate tutele tra cui il diritto di esporre la propria bandiera nei contesti pubblici, a fianco di quella slovena. Secondo la legge slovena lo status giuridico della minoranza può essere mutato solo con il consenso della stessa.
Il Consiglio Comunale ha 32 seggi, tre dei quali sono eletti direttamente dalla minoranza, mentre i restanti 29 sono nominati dal resto della popolazione. Uno dei tre vice-sindaci è inoltre designato dalla minoranza.
[modifica] Divisione amministrativa
Il comune città di Capodistria è diviso in 105 insediamenti (naselja):
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[modifica] Cittadini illustri
- Zvest Apollonio, pittore
- Leonardo D'Andri, patriota mazziniano e soldato
- Gian Rinaldo Carli, illuminista
- Vittore Carpaccio, pittore (nato a Venezia)
- Boris Cavazza, attore
- Aldo Cherini
- Giorgio Cobolli
- Lucija Čok, linguista, Ministro dell'educazione pubblica slovena (2000-2002)
- Carlo Combi
- Lorella Flego, presentatrice televisiva
- Franco Juri, uomo politico, vignettista
- Tinkara Kovač, cantante
- Bruno Maier, saggista e romanziere
- Pier Antonio Quarantotti Gambini, scrittore
- Mladen Rudonja, calciatore
- Spartaco Schergat, incursore
- Santorio Santorio, fisiologo
- Tomaž Šalamun, poeta
- Nazario Sauro, eroe nazionale italiano
- Francesco Trevisani, pittore
- Anton Ukmar, politico
- Pier Paolo Vergerio il giovane, vescovo
- Pier Paolo Vergerio il vecchio, umanista
- Vittorio Italico Zupelli, generale e ministro
- Benedetto Lonza, archeologo e storico
[modifica] Sport
La principale espressione sportiva della città è la squadra di calcio dell'FC Koper.
[modifica] Voci correlate
- Istria
- Memorandum di Londra (1954)
- Rivolta di Maresego
- Territorio Libero di Trieste
- Venezia Giulia
- Trattato di Osimo
- Savrinia
[modifica] Note
- ^ cfr. Raoul Pupo, Il Lungo esodo, Rizzoli, Milano, 2005, pag. 15 ISBN 88-17-00562-2
[modifica] Altri progetti
Wikimedia Commons contiene file multimediali su Capodistria
[modifica] Collegamenti esterni
- Telecapodistria
- Radiocapodistria
- Storia di Capodistria
- Municipio di Capodistria
- Capodistria il lungo esilio
- Cristoglie - mappa catasto austriaco 1819
Città:
Capodistria (Koper) · Celje · Kranj · Lubiana (Ljubljana) · Maribor · Murska Sobota · Nova Gorica · Novo Mesto · Ptuj · Slovenj Gradec · Velenje
Comuni:
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