Arvali
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Gli Arvali (in latino (Fratres) Arvales, o "(Fratelli) Arvàli") erano un collegio sacerdotale arcaico romano.
L'etimologia del termine deriva da arvum o aruum, "terra lavorata" (la radice ar è la medesima dei termini "arare" ed "aratro") .
I sacerdoti si dedicavano al culto della Dea Dia, una divinità arcaica romana, più tardi identificata con Cerere, che proteggeva la terra e le messi.
Secondo la leggenda, il collegio degli Arvali era stato istituito dallo stesso Romolo, fondatore di Roma, e ne facevano parte i dodici figli del pastore Faustolo, colui che aveva raccolto e allevato i due gemelli nel mito di fondazione della città. Per questo motivo i sacerdoti avevano l'epiteto di fratres, o "fratelli".
Questa leggenda è citata anche da Plinio il vecchio nella sua "Historia naturalis": "Aruorum sacerdotes Romulus in primis instituit seque duodecimum fratrem appellavit inter illos ab Acca Larentia nutrice sua genitos..." (Romolo per primo istituì i sacerdoti Arvali e chiamò se stesso dodicesimo fratello tra quelli generati da Acca Larentia, sua nutrice...). Nella medesima opera Plinio riferisce che le insegne di quel sacerdozio erano costituite, fin dalle origini, da una grande ghirlanda di spighe e da bende bianche.
La grande antichità del collegio è testimoniata dal carattere fortemente arcaico della lingua di un carme che essi cantavano durante la cerimonia ( Carme Fratum Arvalium ) scritto in versi saturnii, che costituisce uno dei testi più antichi della lingua latina. Il carattere arcaico di questo testo si mantenne anche in epoche più tarde, in quanto i Romani ritenevano che ogni cambiamento nei particolari di un rito religioso ne avrebbe diminuito l'efficacia: ce ne sono giunti diversi frammenti, conservati sia attraverso iscrizioni, sia attraverso citazioni successive.
Ci sono inoltre pervenuti, vari frammenti degli “Acta Arvalium“, nei quali venivano annotati e registrati i principali eventi che riguardavano la città.
I membri del collegio sacerdotale rimanevano in carica a vita ed erano in numero fisso di dodici. Alla morte di uno di essi gli altri sacerdoti nominavano chi lo avrebbe sostituito.
Nella seconda metà del mese di maggio, poco prima dello spuntare delle messi, compivano un'antichissima cerimonia di purificazione dei campi che durava tre giorni. Questa cerimonia pubblica, detta Ambarvalia, consisteva nel percorrere a passo di danza il perimetro degli arva, le terre coltivate della città, al fine di renderli immuni sia da nemici esterni sia da potenze malevole che provocano malattie.
Si autodefinivano “figli della madre terra “, e nel loro ufficio, oltre che alla dea Cerere, essi compivano sacrifici anche per il dio Bacco, per ingraziarselo nella speranza di una buona produzioni delle viti. I sacrifici si compivano principalmente con l'offerta dei prodotti della terra che venivano o bruciati o sparsi al vento nei campi o imbevendo la terra dei loro succhi.
Nel 493 a.C., i Romani costruirono un grande tempio dedicato alla dea Cerere, all'interno del quale, i sacerdoti Arvali celebravano i loro riti e le loro funzioni, coltivando il culto della dea .
Alla fine della Repubblica il collegio fu riorganizzato da Augusto e da allora l'imperatore ne fece parte di diritto, tanto che talora il numero dei fratres superò i 12.
Il collegio rimase in vita fino all'avvento definitivo del cristianesimo (terzo secolo d.c.).