Armata Popolare di Liberazione della Jugoslavia
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L'Armata popolare di liberazione della Jugoslavia, o, in italiano, Esercito Popolare di Liberazione Jugoslavo o EPLJ, è nata per volontà di Tito nel novembre del 1942 a Bihac, raggruppando 8 divisioni , ciascuna delle quali contava circa 3-4000 uomini, con il nome provvisorio di "Esercito popolare di liberazione e distaccamenti partigiani della Jugoslavia" . Successivamente convocò il 26 novembre 1942 una assemblea di tutte le zone liberate , conosciuta col none di Consiglio Antifascista di Liberazione popolare della Jugoslavia (AVNOJ). (1)
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[modifica] I vari acronimi
L' Armata popolare di liberazione della Jugoslavia era così definita:
- in lingua serbocroata e croata: Narodnooslobodilačka vojska i partizanski odredi Jugoslavije - NOV i POJ,
- in serbo: Народноослободилачка војска и партизански одреди Југославије - НOВ и ПOJ,
- in sloveno: Narodnoosvobodilna vojska in partizanski odredi Jugoslavije - NOV in POJ;
- in lingua macedone: Народно-ослободителна војска и партизански одреди на Југославија - НOВ и ПO на J
[modifica] Il ruolo
Sotto le dirette dipendenze della Lega dei Comunisti Jugoslavi il Fronte di Liberazione, fu, nel quadro generale europeo della seconda guerra mondiale, un avvenimento unico. L'unicità consistette nel fatto che l'ex Jugoslavia fu l'unico Paese occupato dai nazisti ad aver affrontato e sconfitto l'invasore quasi esclusivamente con le proprie forze e con l'aiuto delle due formazioni partigiane formate dagli ex militari italiani : la Divisione italiana partigiana Garibaldi (Montenegro) e la [[Divisione Partigiana "Italia"]] . La sinergia fra i partigiani italiani e slavi si incrinò con l'avvicinarsi della fine del conflitto, a causa delle diverse vedute in relazione alla sorte dell'Istria e di Fiume e delle questione triestina.La lotta all'invasore ebbe inizio immediatamente dopo l'invasione della Jugoslavia ovvero dopo l'annientamento del suo Regio esercito.
[modifica] Operazione 25
La Jugoslavia era un obiettivo assai importante per Hitler, vista la ricchezza di materie prime. Oltre che dall'invasore nazista (Serbia), la Jugoslavia venne invasa dall'esercito italiano (Carniola-Slovenia, Dalmazia e Montenegro), da quello ungherese (NordEst Slovenia) e quello bulgaro (Macedonia). L'apporto degli alleati anglo-americani consisteva in rifornimenti di tipo materiale (cibo, medicinali, armi ecc.), mentre i sovietici parteciparono alla liberazione di Belgrado e della Serbia settentrionale con truppe e armamenti. Nonostante ciò, l'azione dell'armata popolare di liberazione si può definire un'iniziativa totalmente interna ai popoli della Jugoslavia. Come ringraziamento ai filonazisti croati, gli ustascia, che parteggiavano per Hitler, gli invasori crearono uno stato fantoccio, lo Stato Indipendente Croato ( NDH), affidandolo ad Ante Pavelic (denominato "Poglavnik"), un estremista nazionalista croato che seppe sfruttare l'avversione che la maggioranza dei suoi connazionali nutriva nei confronti della monarchia serba al potere. La Jugoslavia quindi, oltre che calpestata, era smembrata.
[modifica] Il ruolo dei croati
Ad onor del vero, bisogna aggiungere che i croati costituirono il grosso dell'Armata comandata dal maresciallo Tito, egli stesso di etnia croata. Da rilevare inoltre, che un gruppo di soldati di leva croati furono fatti arruolare d'ufficio nelle file dell'esercito tedesco e inviati a Villefranche de Rouergue in Francia, dove il 17 settembre del 1943 insorsero contro i loro ufficiali nazisti rendendosi protagonisti del primo episodio di resistenza armata alle truppe tedesche in terra francese (all'epoca il movimento antifascista francese non era ancora operativo). Il gesto compiuto dei soldati croati è ricordato dai francesi come la "La ribellione dei croati" (i soldati insorti provenivano in parte anche dall'attuale territorio della Bosnia ed Erzegovina) e in ricordo del loro sacrificio (furono quasi tutti massacrati dai soldati nazisti) nel secondo dopoguerra venne realizzato un imponente monumento.
[modifica] Il Fronte di Liberazione
Immediatamente dopo la resa ufficiale dell'Esercito jugoslavo, nacque il movimento di resistenza che dapprima comprende varie componenti: forze comuniste, nazionalisti serbe, liberali e cristiano-sociali. Ben presto i dirigenti comunisti hanno il sopravvento sugli altri e ottengono la guida del Fronte di Liberazione. Il loro capo e Josip Broz, nome di battaglia: TITO. Era un intellettuale, già attivista proletario ai tempi dell'Impero Austro-Ungarico, già rivoluzionario comunista formatosi a Mosca, già prigioniero politico del Regno di Jugoslavia. Durante la guerra di liberazione si dimostrerà anche un eccellente tattico e stratega militare.
La Jugoslavia, ancor più che durante la guerra di invasione, venne messa a ferro e fuoco. Sia la sorpresa da parte dell'invasore in merito ad una resistenza per nulla debole, sia la fretta di Hitler di domare i Balcani e sfruttarne le ricchezze fecero sì che i massacri, le violenze e le rappresaglie non abbiano avuto pari nel resto dell'Europa. Le offensive portate dalle armate corazzate di Hitler trovarono un'eroica risposta sia nelle truppe partigiane, sempre più numerose, sia nella popolazione che sopporta durissime privazioni. Una pratica molto diffusa da parte dei nazifascisti era infatti la rappresaglia nei confronti dell'intero villaggio, se da esso si arruolavano dei partigiani: le fucilazioni di massa e gli incendi di interi villaggi erano all'ordine del giorno.
[modifica] Le altre forze
Nonostante stesse emergendo la leadership dei comunisti, come forza che poteva liberare la Jugoslavia, la situazione politica interna era ancora molto frammentata: anche le forze nazionaliste monarchiche serbe di Draza Mihajlovic, i Cetnici, fecero proseliti nelle campagne serbe e montenegrine. Gli stessi Cetnici inizialmente si batterono contro l'invasore nazifascista (insidiando ai partigiani il primato di forza antinazista in Jugoslavia agli occhi degli alleati), ma temendo il sopravvento dei partigiani come portatori del comunismo, si allearono con il nemico iniziale per combattere le truppe di Tito. Simile fu la sorte delle forze anticomuniste slovene che come unico antidoto alla prospettiva comunista videro l'arruolamento nelle file tedesche.
[modifica] La guerra civile
Il rafforzamento del movimento antinazista partigiano portò con se quindi anche il germe della guerra civile fratricida innescata dalle ideologie e dai nazionalismi che dall'inizio del XX secolo strangolarono l'Europa e lo faranno fino alla caduta del muro di Berlino.
[modifica] La vittoria
Si può concludere dicendo che il movimento partigiano di Tito ha annientato l'invasore tedesco, italiano (fino all'8 settembre 1943), ungherese, bulgaro nonché componenti avversarie interne come i Cetnici serbi, gli Ustascia croati e i Domobranci sloveni. Hanno sconfitto le forze d'occupazione naziste presenti nei territori della Venezia Giulia, ancor prima dell'arrivo delle truppe angloamericane.
[modifica] Bibliogafia
- 1) - H.C Darby e altri - Storia della Jugoslavia - Einaudi - Torino 1969