Abhinavagupta
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Abhinavagupta (975 – 1025) è stato un filosofo indiano, vissuto nel Kashmir.
Commentatore del Nātyaśāstra di Bharata Muni e del Dhvanyāloka di Anandavardhana, fu il pensatore che portò forse più a fondo, in India, la riflessione sull'esperienza estetica (in sanscrito rasa, cha letteralmente significa «succo, gusto, degustazione»), individuandola in una condizione di libertà dal tempo, dallo spazio e dalla connessione mentale causa-effetto. Tale condizione, «simile a un fiore nato per virtù di magia», è indotta nel lettore del testo poetico (o nello spettatore del dramma teatrale) dal dhvani, il potere di «risonanza, suggestione, manifestazione» del linguaggio poetico, ed eleva temporaneamente chi lo esperimenta a un piano di conoscenza analogo a quello offerto dall'esperienza religiosa, permettendogli di «assaporare» i sentimenti evocati senza esserne coinvolto e condizionato. Abhinavagupta va inoltre ricordato come mistico, seguace del tantrismo śivaita e autore dell'encilcopedico Tantrāloka («La luce delle sacre scritture») e del più breve Tantrasāra («L'essenza dei tantra»).