Abderitismo
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Il termine abderitismo si riferisce ad una particolare concezione della filosofia della storia secondo la quale non esiste né progresso né regresso storico. La storia è intesa come un agitarsi senza senso degli uomini tra picchi di sommo bene e di sommo male per cui nel corso dei secoli sostanzialmente la storia dell'uomo non è mai realmente cambiata rimanendo staticamente ferma avvolgendosi caoticamente su se stessa.
[modifica] I folli di Abdera
Questo termine venne utilizzato per la prima volta da Kant per definire la sua filosofia della storia. Il filosofo di Königsberg probabilmente si rifaceva al racconto secondo il quale gli abitanti di Abdera, la fiorente città della Tracia (da cui Abderiti e abderitismo), avevano avuto un comportamento dissociato nei confronti del filosofo di Abdera Democrito: prima accogliendolo a braccia aperte e poi apertamente condannandolo come folle perché, si diceva, voleva imporre ai giovani di non viaggiare – di qui la metafora dell'immobilità della storia – affinché non divenissero intelligenti.
In questo racconto vi è però un altro significato simbolico quello del comportamento degli Abderiti che oscillano tra due estremi, positivo e negativo, (come il bene e il male nella storia) nei confronti di Democrito e quindi la loro pazzia che coinvolge lo stesso filosofo nella sua follia di voler proibire i viaggi ai giovani. Pazzi quindi gli abderiti e lo stesso Democrito.
L'episodio ma con diverso significato, era stato narrato in una poesia di Jean de La Fontaine (1621 – 1695) che criticava la pretesa del popolino di giudicare chi non può capire chiamandolo pazzo mentre il folle è lui.[1]
[modifica] Gli Abderiti
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« "... Tu ritieni che due siano le cause del mio riso, il bene e il male. Ma io rido solo dell’uomo, pieno di stoltezza, vuoto di azioni rette, infantile in tutte le sue aspirazioni, che dura le peggiori fatiche per non ricavarne alcun vantaggio, che con i suoi desideri smisurati percorre la terra fino ai suoi confini e penetra nelle sue smisurate cavità, fonde l’argento e l’oro e non smette di accumularne, si affanna ad avere sempre di più per essere sempre più piccolo ..." » |
(Christoph Martin Wieland, Gli Abderiti)
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Della follia degli Abderiti si raccontava anche in un 'opera di Christoph Martin Wieland (1733 - 1813) , contemporaneo di Kant , intitolata La storia degli Abderiti (Die Geschichte der Abderiten, Leipzig 1774),(cfr.Gli Abderiti, Utet 1982)[2]. Wieland può essere considerato il primo scrittore tedesco di satira politica. Nel libro Wieland infatti narrava dell'incredibile processo che fu tenuto in Abdera per l'ombra di un asino per il quale poco mancò che nella città ne nascesse una furiosa guerra intestina. Quindi ancora una volta l'insano comportamento degli uomini e delle loro folli vicende storiche. [3]. Wieland si serviva della sua opera per una moderata critica del potere politico della Germania del suo tempo.
[modifica] Note
- ^ « Sempre in uggia mi fu l'ingiusto e scempio/ e temerario giudicar del volgo,/ che sol da sé piglia misura e legge/ e le cose di false ombre confonde [...] Pei piccoli saccenti/ della città, Democrito non parve/ che un pazzerello... Ma pazzi/ eran questi Abderiti il dì che un messo/ mandarono ad Ippocrate,chiedendo/ ... che venisse a guarir del dotto amico/ il malato cervel.[Democrito] discorre/d'atomi erranti, poveri fantasmi/ del suo cervel che danza, e senza il piede/ metter fuori dell'uscio, egli pretende/ i cieli misurar, descriver fondo/ a tutto l'universo e non conosce/ il poveretto il mal che lo consuma [...] / Vieni, o divino medico, o non resta/ altra speranza./ Ippocrate alla gente/ non crede troppo, ma a trovar si avvia/ l'illustre infermo [...] Ippocrate sorprese/ il dotto pazzerel curvo ed intento/ all'ombra fresca e d'un ruscello in riva/ a ricercar per entro ai laberinti/ d'un cervello ove sede abbia ragione,/ e dove amor, negli uomini e nei bruti./... Brevi i saluti/ furono e i complimenti, e si capisce,/ché il perder tempo a chi più sa più spiace./ Messi in disparte i frivoli argomenti,/ cominciaron i due grandi maestri/ a cercar le cagioni alte del Bene,/ sull'uom sillogizzando e sullo spirito,/ parlando cose che il tacere è bello,/ sì com'era il parlar colà dov'era./ Giudice cieco qui ti mostra il fatto/ il volgare giudizio. E scarsa io presto/ fede a quella sentenza che proclama/ voce di Dio del popolo la voce. » (Jean de La Fontaine)
- ^ Rielaborata in una seconda edizione nel 1781
- ^ Ispirandosi all'opera di Wieland sulla piazza centrale di Biberach an der Riß è stato innalzato un monumento alla stupidità umana rappresentata dalla statua di un asino composto da corpi umani con questa iscrizione:« "Il processo per l’ombra dell’asino" - Questo "monumento" s’ispira al primo romanzo satirico scritto in lingua tedesca: "Storia degli Abderiti" (1781).Christoph Martin Wieland (1733 - 1813) - figlio di una vecchia famiglia di Biberach e autore piú letto del suo tempo - descrive in questo romanzo il processo assurdo che è stato intentato per l’ombra di un asino e che ha quasi scatenato la guerra civile nella città fiorente di Abdera. Abdera è dappertutto, dice Wieland, ma innegabilmente questa storia porta il colore locale di Biberach. Nei negozi vicini c'è una descrizione detagliata.I cittadini e le imprese seguenti hanno contribuito alla creazione di questo monumento:[Segue l'elenco degli sponsor ufficiali.]e altri cittadini che non desiderano essere menzionati.»