Teatro di guerra
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Teatro di guerra | |
Titolo originale: | Teatro di guerra |
Paese: | Italia |
Anno: | 1998 |
Durata: | 112' |
Colore: | colore |
Audio: | sonoro |
Genere: | drammatico |
Regia: | Mario Martone |
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Si invita a seguire le linee guida del Progetto Film |
Giudicato uno dei film migliori degli anni 90, Teatro di guerra rivela già nel titolo la sua complessità. Teatro di guerra è quello di Sarajevo (che non verrà mai mostrata direttamente) dove una giovane compagnia teatrale italiana intende portare come messaggio di solidarietà la rappresentazione della tragedia fratricida di Eschilo, I sette contro Tebe. Teatro di guerra è anche la Napoli dei Quartieri Spagnoli, dove con grandi difficoltà, in spazi “rubati” all’indifferenza e alla diffidenza della gente, la compagnia continua ostinatamente a volere portare avanti il proprio progetto, nonostante e contro tutti i problemi sempre più pressanti, in una realtà dove la guerra è una presenza quotidiana, assimilata nella normalità della vita dei vicoli, tanto da non riconoscerla più. Si va a cercarla invece in scenari dove la Guerra è ufficiale, vestita dei suoi panni e dei suoi drammi così come appare attraverso l’intensa corrispondenza del regista con il suo amico di Sarajevo, con cui programma a distanza la messa in scena dello spettacolo. Teatro di guerra è lo sfondo delle diverse storie dei protagonisti, ognuno immerso nel proprio quotidiano fatto di impegno sociale nel volontariato così come di esami universitari o come di tossicodipendenza e quelli della realtà circostante con le figure (il direttore del Teatro Stabile, il boss del quartiere) che incarnano in modi differenti la lotta per il potere, una macchina che distrugge tutto quello che non riesce ad assimilare. E i protagonisti sono quindi la solitudine dei singoli e l’isolamento del gruppo, che non riesce mai a integrarsi, nel luogo come nelle logiche formali dei metodi “ufficiali” che finiranno per prevalere sulle intenzioni. Teatro di guerra diventa allora quello del conflitto tra ideali e realtà (come emergerà dal confronto del teatro indipendente con quello stabile), la guerra personale per la sopravvivenza e quella della ricerca dell’affermazione contro la ricerca di valori, così come nella storia delle due protagoniste femminili, che partono da due diverse compagnie,(quella improvvisata, protagonista della storia e quella affermata, “antagonista”per definizione) e finiscono per scambiarsi i ruoli, una in cerca del successo e l’altra a cui il successo non basta più, in cerca di motivazioni. Teatro di guerra è anche un atto d’amore rivolto al Teatro, Martone ha messo realmente in scena i Sette contro Tebe, filmandone le prove con riprese in Super 16 e molto spazio è lasciato all’improvvisazione come nella scena della colazione con il dibattito sul senso del messaggio artistico. A volte tra realtà e finzione non è possibile identificare il limite ma si traccia una continuità che ne ribalta il senso e il Teatro sembra così diventare il mezzo più appropriato per mettere in scena la vita: “vivo”, come solo la sofferenza fa sentire.