Stratificazione sociale
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Per stratificazione sociale si intende la divisione in gruppi generalmente non paritari che avviene all'interno di quasi la totalità delle società, ponendo l'accento sugli elementi strutturali delle disuguaglianze sociali, nei due principali aspetti: quello distributivo, riguardante l'ammontare delle ricompense materiali e simboliche ottenute dagli individui e dai gruppi di una società, e quello relazionale, che ha invece a che fare con i rapporti di potere esistenti fra di essi.
Secondo i sociologi in tutte le società vi sono disuguaglianze tra un individuo e un altro (universalità della stratificazione), mentre secondo gli antropologi possono esistere società egualitarie in cui tutti i gruppi sociali hanno più o meno lo stesso diritto ad accedere a determinati privilegi.
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[modifica] Stratificazione e classi sociali
[modifica] Universalità della stratificazione
Anche nelle società più semplici, esistono disuguaglianze strutturate basate sul sesso o sull’età. Tuttavia vi sono delle differenze sostanziali messe in luce dallo studioso Lenski, il quale ha individuato le condizioni che favoriscono le disuguaglianze sociali. La disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza, risulta assai bassa nelle società di caccia e raccolta, è cresciuta nelle orticole, ha raggiunto il punto massimo in quelle agricole, per diminuire in seguito. Lenski sostiene questo in base a due fattori:
- Le dimensioni del surplus economico e
- la concentrazione del potere politico.
[modifica] Teorie della stratificazione
[modifica] La teoria funzionalista
Per i suoi sostenitori la teoria funzionalista spiega l’esistenza universale della stratificazione sociale, perché questo è uno strumento utile per collocare e motivare tutti gli individui nella struttura sociale. Quattro sono i punti principali di questa visione:
- In ogni società non tutte le posizioni hanno la stessa importanza (si pensi agli sciamani o ai medici)
- In ogni società il numero di persone disponibili per ricoprire quelle posizioni è limitato
- La conversione delle capacità in competenze richiede un periodo di addestramento durante il quale vengono sostenuti sacrifici di varia natura da parte di coloro che vi si sottopongono
- Per indurre le persone a sottoporsi a questi sacrifici è necessario dar loro un compenso sociale, materiale o morale.
[modifica] Le teorie del conflitto
La teoria del conflitto afferma che la stratificazione non è un fattore universale, se non inteso come una naturale misura adottata dalle classi dominanti per mantenere lo status quo contro le classi inferiori entrambe in un continuo conflitto. All’interno di questa teoria esistono due prestigiose posizioni:
- La posizione di Marx: Dato che la base delle classi si trova nei rapporti di produzione e nelle relazioni di proprietà, la stratificazione si regola di conseguenza (chi detiene i mezzi di produzione e chi no). Marx distingueva poi fra classe in sé e classe per sé. La prima indica un insieme di persone che si trova nella stessa posizione rispetto alla proprietà dei mezzi di produzione, la seconda è quando questo gruppo di persone è cosciente della sua posizione condivisa, diventando così un attore socio-economico di conflitto. L’unico modo per evitare questo è un elevato tasso di mobilità sociale all’interno della società.
- La posizione di Max Weber; A differenza di Marx, Weber non si soffermò sulla sola importanza delle classi sociali, ma elaborò una teoria della stratificazione a più dimensioni. I principi fondamentali di aggregazione di classi erano così l’economia, la cultura e la politica. Inoltre il criterio principale non era la proprietà o meno dei mezzi di produzione, bensì la situazione dei mercati: del lavoro (operai/imprenditori); del credito (debitori/creditori); delle merci (consumatori/venditori).
C’è poi la distinzione delle classi in:
- Classi possidenti positive: quelli che vivono di rendita;
- Classi possidenti negative: i nullatenenti;
- Classi acquisitive positive: gli imprenditori;
- Classi acquisitive negative: i lavoratori.
[modifica] Sistemi di stratificazione
[modifica] La schiavitù
Essa è la forma estrema di disuguaglianza, dove delle persone posseggono altre persone. Essa si è manifestata in epoca antica e romana, affievolitasi nel Medioevo, tornò alla ribalta nelle Americhe. Le differenze della schiavitù in queste epoche sono il fatto che nell’antichità gli schiavi erano impegnati nelle miniere, nell'agricoltura e presso le famiglie con attività anche intellettuali. Nelle Americhe furono impiegati nelle piantagioni di massa.
[modifica] Le caste
L’usanza delle caste esiste in India da millenni. Tuttavia la loro interpretazione è mutata nel tempo. Secondo i testi sacri induisti, le caste dovrebbero essere quattro in totale (i brahamani; gli Kshatryia; i Vaishya e infine i shudra, oltre agli Harijan “senza casta” di cui non si menziona). Oggi, invece le caste sono migliaia, diverse per ampiezza e radicamento locale o nazionale. Le caratteristiche principali delle caste sono tre:
- Esse sono un ceto chiuso; Si nasce in una casta e si rimane a vita con anche l’obbligo di endogamia interno ad ogni casta.
- La specializzazione ereditaria; ogni casta ha un ruolo sociale preciso e differenziato dalle altre.
- La purezza; criterio religioso per cui le varie caste sono socialmente e fisicamente divise per non essere “infettate” dalle impurità delle caste minori.
[modifica] I ceti
Tale divisione, esistita in Europa fino alla rivoluzione francese, aveva i seguenti elementi distintivi:
- Gli status ascritti erano accettati come condizione di immobilità sociale;
- Fra ceti diversi vi erano differenze sociali sia di fatto che di diritto. (Per esempio nobiltà e clero erano esenti dalle tasse)
- Ogni ceto richiedeva un determinato stile di vita da parte dei suoi membri.
King elaborò nel 1700 una classificazione dei ceti dell’Inghilterra dell’epoca in base alle rendite di ogni ceto attraverso tre cerchi concentrici di persone:
- i poveri strutturali (che non guadagnavano);
- i poveri congiunturali (lavoratori occasionali);
- i poveri non indigenti (con lavoro stabile ma in difficoltà nelle crisi economiche).
[modifica] Le classi sociali moderne
La società moderna, nata dalla rivoluzione francese, è caratterizzata dall’eguaglianza di diritto di tutti i suoi membri. A differenza quindi delle società dell’Ancien régime, le classi moderne sono raggruppamenti di fatto, non di diritto.
[modifica] Due schemi di classificazione
[modifica] Lo schema di Labini
Lo schema di Paolo Sylos Labini è basato sul tipo di reddito percepito da un individuo. Tre sono le categorie di reddito considerate: La rendita; il salario; i redditi misti. Da qui si articolano cinque classi sociali:
- Borghesia;
- piccola borghesia;
- Media impiegatizia;
- Operaia;
- Sottoproletaria.
[modifica] Lo schema di Goldthorpe
Lo schema di John Goldthorpe si basa su due criteri: la situazione del lavoro e la situazione di mercato. Su queste basi, vengono sviluppate tre categorie di lavoratori:
- gli imprenditori;
- i lavoratori autonomi;
- i lavoratori dipendenti.
Tenendo conto inoltre della situazione di mercato, si giunge ad uno schema che divide le classi in sette categorie:
- Grandi imprenditori e professionisti;
- Professionisti e dirigenti di livello inferiore;
- Impiegati di livello superiore e inferiore;
- Piccola borghesia urbana e agricola;
- Tecnici di livello basso e supervisori;
- Operai specializzati;
- Operai non qualificati.
[modifica] Alcuni grandi mutamenti
In tutti i paesi occidentali moderni sono avvenute grandi trasformazioni nell’ambito della stratificazione sociale. Queste trasformazioni sono legate allo sviluppo e al declino di determinati settori di attività economica.
Nel XIX secolo in Europa la maggioranza della popolazione era impiegata nel settore agricolo, come braccianti o come proprietari. Il processo di industrializzazione ha determinato il declino di queste classi e ne ha promosso una nuova: la classe operaia. Questa classe è aumentata quantitativamente col progredire economico fino a toccare un culmine e poi iniziare a diminuire in favore del settore terziario tipico delle moderne società post-industriali.
La classe media impiegatizia è la classe che più di tutte ha percorso uno sviluppo rapido e continuo fino ad oggi. I processi di proletarizzazione rappresentano un altro mutamento significativo della stratificazione sociale, a questi processi si sono tuttavia contrapposti nella storia anche processi inversi di de-proletarizzazione (epoca fascista). Anche oggi questi ultimi processi si ripropongono, specialmente nei paesi con alti tassi di disoccupazione.
Il proletariato nei servizi riguarda quel gruppo di lavoratori impiegato in settori poco remunerativi e che richiedono qualifiche basse o nulle. Negli Stati Uniti d'America questi lavori sono i macjob, tipicamente rappresentati dai lavori nei McDonald's che impiegano più che altro giovani. In Svezia, invece, questi lavori vengono rappresentati dai servizi sociali e impiegano più che altro donne.
La sottoclasse riguarda quel gruppo di persone che vivono in una situazione di miseria costante.
Le intepretazioni prevalenti delle caratteristiche di tale classe sono due:
a) culturalista, che riguarda ragazze madri, persone espulse dal lavoro, delinquenti. Queste categorie tendono a mantenersi economicamente parassite a causa del welfare.
b) strutturalista, per cui la sotto classe è figlia di una debolezza di fondo del sistema economico generale.
[modifica] La rilevanza delle classi sociali
La classe sociale mantiene oggi una grande importanza rispetto ai comportamenti generali degli individui. La distribuzione dei redditi è il fattore principale per cui le classi esistono tuttora, solo se tale distribuzione fosse eguale, non vi sarebbero classi. Il calcolo del coefficiente di Gini, permette di calcolare l’entità della disuguaglianza nella distribuzione dei redditi. Vi è una forte disuguaglianza tra distribuzione dei redditi e del patrimonio. Il secondo è meno egualitario. L’aumento della disuguaglianza nella distribuzione dei redditi è dovuto a tre differenti fattori:
- la dinamica dei redditi di lavoro
- l’aumento del tasso di attività delle donna
- La crescita del numero dei divorzi
- La durata della vita.