Sociologia dello sport
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Le Scienze Sociali, da alcuni decenni, hanno intuito che i numerosi scenari dello sport offrono, all'analisi, suggestivi angoli d'osservazione che implicano letture di respiro interdisciplinare. Si è consolidata, pertanto, la consapevolezza che il fenomeno sportivo possa essere riconosciuto in via definitiva come "fatto sociale totale e come straordinario sensore del mutamento sociale" (N. Porro, 2001). La Sociologia dello Sport è giunta a referenziarsi all'interno della grande famiglia delle Sociologie applicate, arricchendo il design delle sue aree di intervento e definendo i suoi caratteri fondativi. I primi significativi contributi alla riflessione sportivo-sociale risalgono alle scuole dell'Est che, ripudiando in un primo momento la Sociologia come scienza borghese, hanno poi operato un suo riscatto accademico per vincolarla alle tematiche della Sociologia del Lavoro, decretando uno spartiacque tra sport capitalista e sport socialista, quest'ultimo posto tra gli imperativi di mobilitazione fisica e ideologica di quelle società. Non sono mancate versioni neutralisti che, intorno agli anni Sessanta, intesero individuare nello sport uno strumento privilegiato di confronto e di comunicazione internazionale di massa, anche alla luce degli esiti della rappresentazione mediatica delle Olimpiadi e dei Campionati Mondiali. Di qui l'evidenza sociale del fenomeno sportivo e l'inevitabile attenzione di commentatori e analisti sociali di ogni provenienza geografica. In tal senso sono rilevanti gli studi della Scuola Francese con Friedman, Naville, Touraine e Magnane, autori capaci di riattualizzare la riflessione storico-sociale dello sport e di guardare verso le sue molteplici prospettive culturali. Anche la Scuola Tedesca ha offerto analisi significative, apportando chiare influenze sugli autori italiani come Volpicelli ed Ardigò. La lettura più ricca del fenomeno sportivo si realizza in America, soprattutto con Robert Boyle, benché inizialmente ancora all'ombra di un latente separatismo tra "sport dei bianchi" e "sport dei neri", poi arginato dalle suggestive narrazioni dello "sport cooperativo" e delle nuove specialità agonistiche di matrice californiana (decennio '70-'80). Nel nuovo scenario culturale dello sport si impongono figure come Elias, Dunning, Lasch, Guttmann e Bordieu che rappresentano pietre miliari nella letteratura specializzata. La Sociologia dello Sport è una scienza sociale applicata e possiede i requisiti fondamentali che una scienza deve possedere:
- ha il suo campo autonomo di indagine (la società degli sportivi praticanti, i cultori, i gruppi istituzionali impegnati nello sport...);
- ha una propria comunità scientifica che sta arricchendo la sua formazione sia in ambito teorico che in quello pratico-applicativo;
- è basata sulla ricerca;
- si allarga a livelli più ampi di indagine;
- studia i fatti nella realtà senza formulazioni soggettive.
La Sociologia dello Sport è lo studio scientifico della "società in movimento", l'indagine del comportamento sociale ed istituzionale dello sport. Si propone come scienza empirica perché studia il fenomeno nella sua effettiva realtà, inoltre si presenta come scienza generalizzante e multidisciplinare.