Sant'Eustachio
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Sant'Eustachio (m. Roma, 1 novembre, II secolo) è un martire cristiano.
Visse a Roma ai tempi dell'imperatore Adriano. Prima di convertirsi al cristianesimo era pagano ed il suo nome Placido: era solito dedicarsi alla beneficenza.
Si dice che sia stato perseguitato dalla sorte, come Giobbe, perdendo prima tutti gli averi, poi la moglie ed infine i figli, ma che come Giobbe non abbia mai insultato la provvidenza. Per questa ragione un giorno, inseguendo un cervo mentre andava a caccia, il cervo si fermò sopra un burrone e si volse a Eustachio, mostrò tra le corna una croce luminosa e sopra di lui la figura di Gesù che gli diceva: "Placido perché mi perseguiti? Io sono Gesù che tu onori senza sapere". Dopo essersi ripreso dallo spavento, si convertì e decise di farsi battezzare.
Si tramanda che durante una guerra tra Franchi e Romani il santo abbia aiutato i toccolani a rifugiarsi nelle proprie case dove è situato l'attuale paese di Tocco da Casauria.
Fu arrestato e condannato a morte insieme alla moglie Teopista e ai figli Teopisto e Agapio. Fu con loro torturato e, salvatisi misteriosamente dalla fiere del Colosseo, morirono infine, tutti martiri, arroventati dentro un bue di bronzo.
In ricordo del Santo a Roma esiste un rione a lui dedicato situato alle spalle del Pantheon, sviluppatosi intorno a una delle chiese più antiche, divenuta nella prima metà del Novecento un importante centro spirituale sotto la guida del noto parroco romano don Pirro Scavizzi. Ispiratosi al mito di Eustachio il Poeta Gabriele D'Annunzio proprio a lui scrisse una famosa lettera per confessare un proprio desiderio di conversione "...anche io come il cervo porto la freccia conficcata nel fianco...".
[modifica] Bibliografia
- Piero Bargellini, Mille Santi del giorno, Vallecchi editore, 1977