Fidia
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Fidia (in greco Φειδίας; Atene, 490 a.C. circa – Atene, 430 a.C. circa) è stato uno scultore, pittore e architetto greco. Delle sue opere originali, peraltro, sono giunti ai nostri giorni ben pochi resti.
Le conoscenze che si hanno sulla sua opera si basano prevalentemente sulla descrizione di scrittori antichi e sulle copie rinvenute di alcune sue sculture, e i rinvii iconografici alle sue opere desumibili da monete e gemme. Si sa solo che Fidia eccelleva nella perfezione e nella plasticità delle forme, con una perfetta espressione di ideale di eterna bellezza .
Della sua vita si conoscono pochi dettagli: sappiamo che nacque ad Atene poco dopo la battaglia di Maratona, fu allievo di Egia, scultore della scuola peloponnesiaca e conobbe anche il pittore Polignoto; insieme a Mirone e Policleto apprese ad Argo da Agelada le tecniche della scultura in bronzo.
La sua prima opera conosciuta è la colossale statua bronzea di Atena Promachos eretta sull’Acropoli di Atene nel 460 a.C.. In seguito, Pericle lo scelse per sovraintendere ai lavori del nuovo tempio dedicato ad Atena (il celebre Partenone). La colossale statua di culto crisoelefantina (rivestita d’oro e di avorio) dell’Atena Parthenos fu dedicata nel 438 a.C.. Realizzò i modelli per le sculture dei due frontoni, per le 92 metope del fregio esterno e per il fregio che decora il muro della cella, che vennero eseguite da molti suoi discepoli e allievi (i resti si possono ammirare sui due frontoni, compresi diciannove delle novantadue metope e il fregio che raffigura la processione delle Panatenee) e quella dei Propilei, il monumentale ingresso alla città fortificata. La maggior parte delle statue rappresentate sono realizzate con la tecnica del panneggio bagnato ideato dallo stesso Fidia. Quasi tutte le opere rinvenute sono conservate al British Museum e sono conosciute col nome di “Collezione marmi di Elgin”.
Nel 438 a.C., in seguito all'incendio della sua dimora, si sposta ad Olimpia, dove riceve l'incarico di realizzare una nuova e colossale statua crisoelefantina di Zeus Olimpio, situata all’interno del tempio della città di Olimpia ed annoverata tra le sette meraviglie del mondo; la statua, purtroppo, è andata perduta e, solo grazie alla descrizione di Pausania, nella sua “Periegesi della Grecia”, è possibile farsene un'idea.
Fidia fu anche ideatore di molte altre sculture, come ad esempio il gruppo bronzeo che rappresenta alcuni eroi greci con al centro il generale Milziade. Sono a lui attribuite altre statue dedicate ad Atena, una delle quali, nota da copie, ha preso il nome di Atena Lemnia.
Rientrato ad Atene da Olimpia, nel 433 a.C. fu vittima delle lotte politiche ateniesi: per screditare il suo protettore, Pericle, fu accusato di essersi appropriato di una parte dell’oro da utilizzare per l’Atena Parthenos. Fidia riuscì a provare la sua innocenza solo smontando e facendo pesare le parti d’oro della statua. Prosciolto da quest'accusa, fu però nuovamente accusato, questa volta di empietà, per essersi raffigurato insieme a Pericle sullo scudo della dea. Venne prima imprigionato e, quindi, esiliato ad Olimpia, dove lo coglierà la morte.
Lo stile di Fidia si caratterizza per una rappresentazione realistica dell’anatomia umana, idealizzata con la maestà e serenità delle figure. Realizza così una sintesi tra la potenza arcaica e l’armonia classica.
I suoi bassorilievi sono notevoli per rigore compositivo e senso ritmico, staccandosi dalla staticità dei grandi fregi orientali: nella processione delle Panatenaiche vengono inseriti dei contrappunti, come personaggi girati all’indietro, e la composizione si articola per linee curve, convergenti e divergenti. I personaggi sono ben distinti e scalati, dando l’impressione dell’affollamento di molti individui e non di un ammasso indifferenziato. È da rilevare inoltre la grande cura dei particolari (nel frontone orientale, raffigurante la nascita di Atena, si distinguono le vene sporgenti del cavallo di Selene).