Clodia
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 (LA)
« Vivamus, mea Lesbia, atque amemus »
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(IT)
« Viviamo, mia Lesbia, e amiamo »
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(Gaio Valerio Catullo, Carmen V)
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Clodia o più correttamente Claudia fu una matrona romana del I secolo a.C., nata attorno al 94 a.C., figlia di Appio Claudio Pulcro console nel 79 a.C., sorella di Publio Clodio Pulcro e moglie del proconsole Quinto Cecilio Metello Celere. Oltre al tribuno della plebe Clodio aveva una sorella maggiore Claudia Terzia, moglie di Quinto Marcio Re e una sorella minore Claudia Quinta moglie del generale Lucullo.
Seguendo le scelte populiste del fratello mutò il proprio nome da Claudia in Clodia, secondo la pronuncia popolare del nome che prevedeva la chiusura delle vocali; e con tale secondo nome è nota alla storia e citata dall'oratore Cicerone nel suo epistolario.
Secondo quanto riferisce Apuleio, la Lesbia di Catullo, così chiamata in onore di Saffo, poetessa dell'isola greca di Lesbo, è da identificare con lei. Il poeta preferì cantare del suo amore per la donna, senza riferirne il nome, anche onde evitare scandali dovuti al tradimento nei confronti del marito.
Tra i suoi numerosi amanti va nominato Marco Celio Rufo, il quale, dopo averla derubata di alcuni gioielli, la fece umiliare al suo processo da Cicerone.
Clodia era una donna bella e intelligente, che tanto fece disperare Catullo durante la loro altalenante relazione. Ella tradiva infatti la sua fides, comportandosi talvolta come una vera e propria prostituta (ved. carmen 58).
[modifica] Voci correlate
- Mario Rapisardi - Catullo e Lesbia, studi Firenze, Succ. Lemonnier, 1875.
